Pasquale Lampugnale “Un tetto al prezzo del gas per trainare il Paese fuori dalla tempesta”

Rapporto CSC, Lampugnale: Costo denaro, Pmi in crisi
10 Ottobre 2022
Il Ceo di Sidersan Pasquale Lampugnale al 2° forum economico Francia-Mezzogiorno
18 Ottobre 2022

Per rispondere alla tempesta perfetta che si è abbattuta sulle imprese negli ultimi due anni serve una risposta immediata. E la soluzione più rapida è un intervento dell’Europa per mettere un tetto al prezzo del gas.
Questo è il chiaro messaggio che sottolinea il nostro Ceo Pasquale Lampugnale nell’intervista rilasciata in occasione del 37° Convegno dei Giovani Imprenditori tenutosi a Capri il mese di Ottobre.
Le conseguenze dell’aumento dei costi energetici sono gravissime ovunque, a prescindere dalle differenze che pure ci sono tra i diversi settori. Molte imprese saranno costrette a fermarsi perché le produzioni diventano economicamente non più sostenibili. Una situazione di fronte alla quale c’è bisogno di una vera e propria politica industriale a livello nazionale . Dal nuovo Governo attendiamo subito risposte soprattutto sul tema dell’energia. E’ necessaria l’introduzione di un price cap, e cioè di un tetto al prezzo del gas imposto a livello europeo. E c’è anche bisogno di un disaccoppiamento del costo del gas da quello dell’energia, dal momento che non tutta l’energia utilizzata viene prodotta dal gas e, anzi, c’è una quota prodotta dalle rinnovabili che andrebbe addirittura premiata in termini di costo. Gli effetti della pandemia, la guerra, il rincaro dei costi energetici: su un’economia che stava ancora cercando di riprendersi dalla crisi del 2008 si è abbattuto uno tsunami senza precedenti. Si è tratta di un vero e proprio terremoto economico, non c’è tempo da perdere serve una risposta immediata alle richieste delle imprese, una soluzione rapida attraverso l’intervento europeo per mettere un tetto al prezzo del gas. Ad oggi il prezzo del gas è quasi 13 volte il costo storico.
Le conseguenze sono gravissime ovunque, a prescindere dalle differenze che pure ci sono nei diversi settori. Ci sono comparti come quello dei metalli che possono scaricare gli aumenti sul mercato e questo crea ovviamente inflazione. Ci sono altri settori nei quali questi costi vengono necessariamente assorbiti dalle aziende, e quindi queste ultime possono essere in alcuni casi costrette a fermarsi perché le produzioni diventano economicamente non più sostenibili.
Di seguito i principali temi dell’intervista.
Chiudere le attività o continuare ad alzare i prezzi: ci sono alternative oggi per un imprenditore?
Le alternative non sembrano purtroppo essere molte. La questione energetica è un problema non solo economico ma anche finanziario. Sta diventando impossibile per le imprese gestire queste difficoltà. C’è ad esempio una massa di liquidità accantonata durante il Covid che da qualche mese si sta riducendo perché le imprese sono costrette ad utilizzarla per pagare i maggiori costi di produzione. Costi che ora sono dovuti principalmente al gas, all’energia e ad altre materie prime, ma che nelle prossime settimane potrebbero riguardare anche altri prodotti. Dobbiamo riflettere su questo, perché è come se una famiglia già in difficoltà stesse intaccando i propri pochi risparmi.
Altra considerazione la Bce ha aumentato il costo del denaro con l’obiettivo di tenere sotto controllo l’inflazione, tuttavia per le imprese questo aumento diventa solo l’ennesimo ulteriore costo maggiorato da mettere sulle spalle degli imprenditori. Il costo effettivo del denaro per operazioni di medio termine rischia di arrivare fino al 4 o 5%. Non è poco.
Che tipo di risposte vi aspettate dal prossimo Governo?
C’è bisogno di una vera e propria politica industriale a livello nazionale. E dal nuovo Governo attendiamo subito risposte soprattutto sul tema dell’energia. Sarà importante evitare speculazioni, che da troppo tempo purtroppo si manifestano, pensare a un credito d’imposta e a un piano strategico energetico di lungo termine.
Come valuta i programmi i dei partiti su questo fronte?
L’Italia paga probabilmente decenni di politica energetica sbagliata, e non è pensabile ipotizzare di recuperare tutto questo in pochi mesi. Bisogna gestire subito e bene l’emergenza, non possiamo fuggire da questa necessità. Gli investimenti nel settore energia danno risposte nel lungo periodo, ma le imprese hanno bisogno di essere aiutate subito, nel breve termine. Quindi banche, Europa, Stato, imprese devono fare ciascuno la propria parte per il proprio ruolo intervenendo non solo in un certo modo ma anche in un certo tempo opportuno. Il fattore tempo non è secondario, anzi. Detto questo, nei programmi elettorali presentati dai partiti ho visto sicuramente tanti elementi di buon senso, ma il buon senso vuole anche che queste cose annunciate vengano poi alla fine messe in pratica. E quindi mi auguro che la prossima sia una vera stagione riformista, con una effettiva stabilità di governo, perché negli ultimi 20 anni abbiamo cambiato l’esecutivo ben 11 volte, decisamente troppe. E auspico inoltre che ci sia un occhio particolare all’impresa, da considerare finalmente vero asset strategico del nostro Paese.
Giovani, lavoro e sussidi: ritiene che il reddito di cittadinanza rappresenti davvero un disincentivo alla ricerca di un’occupazione, in maniera particolare nel Mezzogiorno?
E’ opportuno chiarirlo ancora una volta non siamo contro il reddito di cittadinanza a prescindere. Quello che è anomalo e non ci trova d’accordo è il modo in cui questo reddito di cittadinanza è stato concepito e peggio ancora attuato. Non ci piace il reddito di cittadinanza in quella forma che disincentiva dal lavorare. Non è opportuno, non è utile, non è giusto che esso sia o comunque diventi uno strumento volto a mantenere chi non vuole lavorare. Siamo contrari a qualsiasi forma di inutile assistenzialismo: non è giusto vivere di reddito, bisogna vivere di lavoro. Soprattutto se pensiamo alle somme oggi erogate a titolo di pensioni, indennità e invalidità. Il reddito di cittadinanza va modificato ma non abolito, perché tutelare i più deboli è sicuramente un dovere, è certamente giusto e opportuno salvaguardare il lavoro. E’ necessario quindi separare le forme di sostegno a chi può lavorare da quelle a chi non è invece in grado di farlo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *